Airbnb - Adempimenti per alloggi brevi |
Airbnb e affitti brevi, il Fisco a caccia dei furbetti. Pronte le nuove norme anti evasione
Il Fisco italiano cambia le regole per evitare l’evasione delle imposte sugli affitti brevi gestiti da piattaforme e siti (Airbnb, Booking e gli altri) che agiscono come intermediari. La cedolare secca del 21% - la cosiddetta «tassa Airbnb» - lo scorso anno ha prodotto molto meno dei 140 milioni di gettito previsto dal governo (guidato all’epoca da Paolo Gentiloni): in realtà, nella casse dello Stato sono entrati solo 44 milioni, circa un terzo di quanto preventivato nel suo primo anno di applicazione. Molto meno anche di quanto aveva ipotizzato Federalberghi (i rivali «ufficiali» dei siti di affitti brevi), che parlava di un mancato gettito di oltre 250 milioni. Secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi 2018 pubblicati dal ministero dell’Economia e delle finanze (relativi al 2017), ad adeguarsi alla normativa sarebbero stati soltanto 7.200 contribuenti. L’intento della tassa «secca» era quello di far emergere i redditi di chi affitta case attraverso servizi come Airbnb, Booking o HomeAway. Gli scarsi risultati hanno convinto l’attuale governo a cambiare le regole.
La denunce degli alloggiati alla Polizia
Per scovare chi non paga la tassa sugli affitti brevi, il Fisco - come previsto dal decreto crescita - potrà accedere alla banca dati «Alloggiati web» della Polizia di Stato (qui il link): gli «host» che affittano su app e siti come Airbnb, Booking o Home Away sono tenuti infatti a comunicare le generalità degli inquilini (è obbligatorio entro le 24 ore successive all’arrivo o il giorno stesso se gli ospiti restano per una sola notte). L’agenzia delle Entrate potrà quindi usare queste informazioni per controllare il rispetto degli adempimenti fiscali, incrociando i dati con le dichiarazioni dei redditi e il pagamento della cedolare. Attualmente in questa banca dati gestita dalla Polizia di Stato risultano però poco meno di 200 mila appartamenti registrati. Per dare un senso concreto alla misura dell’evasione sugli affitti brevi basta pensare che sulla sola piattaforma di Airbnb (la più importante, ma non l’unica a gestire gli affitti della case vacanza) a fine 2018 risultavano poco meno di 400 mila annunci (per oltre 1,5 milioni di posti letto, rispetto ai 2,2 milioni di posti letto gestiti dagli esercizi alberghieri). Praticamente il doppio degli appartamenti registrati sul sito Alloggiati Web. La società Airbnb ha comunicato, comunque, che sulla piattaforma possono trovarsi anche annunci di affittacamere gestiti in forma imprenditoriale, bed & breakfast e persino alcune stanze di hotel. Ma si tratta di una percentuale ridotta rispetto ai grandi numeri del portale.
I rischi per gli host
Chi affitta, anche per una sola notte, senza inviare i dati degli ospiti entro 24 ore dall’arrivo rischia l’arresto fino a tre mesi o ammenda fino a 206 euro (articolo 17 del Tulps, testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, qui il testo).
Normative differenti da città a città
Ma quali sono le regole per poter affittare in tranquillità la proprio casa sui siti dedicati agli affitti brevi? Tenendo conto del fatto che in materia di turismo le regole variano a seconda delle normative comunali e regionali, è impossibile stabilire un iter da seguire uguale per tutto il Paese. Si possono però descrivere a grandi linee i passaggi fondamentali da non tralasciare nel momento in cui si decide di diventare, con la propria casa, «imprenditori a tempo perso». Attenzione: per poter affittare per brevi periodi una stanza o l’intero appartamento, dovete sincerarvi che lo stabile in cui vivete non lo vieti esplicitamente nelle regole condominiali. Ecco cosa fare.
Comunicazione alla Regione
Il primo passo è la comunicazione di inizio attività (scia) dando le specifiche che ogni regione richiede. Il sito di riferimento è impresaungiorno.gov.it dove si possono scaricare i moduli per compilare la pratica Suap (sportello unico delle attività produttive). Per fare la pratica viene richiesta la firma digitale che si può acquistare on line oppure ci si può rivolgere ad agenzie che lavorano nel settore e seguono queste pratiche dando loro una procura firmata. Tramite la Suap la comunicazione arriva sia alla Regione che al Comune. Allo stesso modo, nel caso non si fosse più intenzionati ad affittare, bisogna fare una comunicazione di cessazione o interruzione temporanea dell’attività. Un altro aspetto di ambito regionale è la comunicazione dei flussi turistici a scopo statistico. «Ad esempio per il capoluogo lombardo bisogna fare richiesta alla Città Metropolitana di Milano per ottenere le credenziali per accedere al portale Turismo 5 su cui bisognerà registrare gli ospiti e segnare i giorni di apertura e chiusura dell’attività — ci spiega Anna Rita Tessitore co-fondatrice di Check in Check Out Facile, una delle agenzie sul mercato a cui ci si può rivolgere se non si ha voglia o tempo di fare tutte la pratica da soli, oltre, se si vuole fornire altri servizi come accoglienza, pulizie e cambio lenzuola. — Non tutti i Comuni sono abilitati ad accedere a Impresa per un giorno. In quel caso ci si dovrà recare fisicamente in Comune e fare direttamente domanda scritta in loco che verrà protocollata».
Comunicazione al Comune
Importante è fare un passaggio con il Comune di riferimento per quanto il riguarda il pagamento della tassa di soggiorno. Varia da Comune a Comune secondo il numero degli abitanti ma non può superare i 5 euro a notte (ad esempio: 3 euro a Milano, 5 euro a Roma). La scadenza del versamento al Comune può essere mensile o trimestrale, anche questa a seconda dalle normative comunali stabilite.
Comunicazione alla Questura
Mentre per tutte le altre inadempienze si incorre in una sanzione amministrativa, la mancata comunicazione alla Questura è punibile penalmente. Per questo, è fondamentale ottenere dalla Questura i dati di accesso al portale alloggiatiweb.poliziadistato.it dove si dovranno inserire entro 24 ore dall’arrivo degli ospiti le generalità di tutte le persone che occuperanno l’alloggio. È obbligatorio, una volta riportati i dati sul sito, cancellare tutte le tracce, foto o fotocopie, dei dati sensibili raccolti. Un altro obbligo è conservare la ricevuta di avvenuta registrazione per 5 anni. È disponibile sul sito solo per i successivi 30 giorni, quindi è importante stamparla.
Pubblicazione dell’annuncio
A questo punto possiamo finalmente passare alla pubblicazione dell’annuncio, accompagnandolo con belle foto e una descrizione puntuale e accattivante. Si dovrà inserire un titolo, specificare il numero di ospiti che si può ricevere, le regole della casa, i servizi in dotazione e la posizione. Opportuno sarebbe sottoscrivere un’assicurazione fatta ad hoc per le locazioni brevi che coprano host e proprietari. Vista la crescita delle locazione tutte le assicurazioni si sono adeguate e ne forniscono una.
E il fisco?
L’anno successivo si dovrà presentare tutto in denuncia dei redditi, portando al Caaf o al commercialista la lista dei compensi dell’anno precedente riportati sul sito di Airbnb sotto la voce cronologia delle transazioni. Dovremo pagare un F24 poiché Airbnb al momento non agisce ancora da sostituto d’imposta e quindi saremo noi a dover versare il 21% di tasse dovute allo stato per la cedolare secca. [ di Emily Olivia Capozucca - Corriere.it - 06 Set 2019]